Alla (ri)scoperta delle "buone maniere"

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Servizio comunicazione istituzionale

26 Novembre 2018

È aperta presso la Biblioteca cantonale di Lugano la mostra “Costumi soavi, dolci maniere”. Galatei e manuali d’etichetta nel Ticino dell’Ottocento. Frutto della collaborazione tra la Biblioteca e l’Istituto di studi italiani dell’USI, con il sostegno della Fondazione Pica Alfieri, propone un percorso su quello che è un importante filone di storia sociale e culturale

La mostra è stata inaugurata lo scorso 20 novembre ed è stata curata da Annick Paternoster, docente presso il nostro Istituto di studi italiani (ISI), Francesca Saltamacchia, laureata del Master in Lingua, letteratura e civiltà italiana (MLLCI) e dottoranda presso l’ISI, e Luca Saltini, collaboratore scientifico presso la Biblioteca cantonale di Lugano. 

Il lavoro dei curatori ha permesso di realizzare un percorso dedicato alla storia del Galateo, che si concentra soprattutto sull’Ottocento e i primi anni del Novecento, uno snodo epocale in cui i valori della borghesia prendono il sopravvento su quelli dell’aristocrazia. Sono esposte le prime edizioni del Galateo, le sue edizioni successive e quelle di autori che ebbero particolare fortuna, come Melchiorre Gioia o Francesco Soave, ma anche quadri, stampe d’epoca, oggetti preziosi, manifesti provenienti dalla Biblioteca cantonale di Lugano e da diversi altri istituti e collezioni private che raccontano piacevolmente un’epoca.

 

Un’affascinante documentazione letteraria e storica

I galatei e i cosiddetti manuali d’etichetta sono un tema ricco, che ha un interesse sia letterario sia socio-culturale. Questi generi costituiscono infatti documenti storici significativi, che – come ha illustrato Annick Paternoster in un’intervista radiofonica alla RSI – testimoniano ad esempio le idee circolanti, e sostanzialmente dominanti, sulla questione delle differenze di genere. “Troviamo, nei manuali d’etichetta di fine Ottocento e inizio Novecento, passaggi in cui quello di restare nubili è dipinto come un vero e proprio ‘rischio’. Riflesso di una società in cui matrimonio e maternità erano considerati le uniche strade per un’autentica realizzazione della donna”. 

E anche analizzando l’evoluzione editoriale di questi generi letterari si può rilevare come essi vivano e accompagnino le vicende del tempo. “Possiamo osservare, a titolo esemplificativo, che i manuali d’etichetta fioriscono allorché la rivoluzione industriale crea una nuova classe facoltosa, che abbisogna di definire le ‘dolci manieri’ da seguire nelle nuove situazioni sociali venutesi a creare”, spiega Annick Paternoster. “E ancora, vediamo che a partire dal 1920 la trattatistica comportamentale per l’alta società subisce un rallentamento, complici sia la concorrenza delle riviste ‘femminili’ sia il clima culturale del fascismo, che proponeva i propri galatei rivolti ai ceti più bassi, alle ‘massaie’. Con il 1968 i manuali d’etichetta, considerati espressione del conservatorismo, raggiungono il punto più basso della propria storia editoriale”.  

 

Una nuova epoca d’oro per questa ‘cultura hominis’?

La contestazione sessantottina, tuttavia, non segna la fine di questi generi. “Esatto, anzi ai nostri giorni la trattatistica comportamentale sta vivendo una nuova fase di ascesa, sotto un’altra forma: penso in particolare al web, con i suoi tutorial video e le sue rubriche che spiegano come si apparecchia una tavola per questa o quell’occasione, o come ci si deve vestire a questo o a quell’appuntamento, …”, prosegue la docente USI. “Altri due sottogeneri particolarmente in ascesa sono l’etichetta aziendale, ovvero le linee guida che le compagnie forniscono ai propri dipendenti su ad esempio abbigliamento e atteggiamento con la clientela; e l’etichetta interculturale, come comportarsi in situazioni di diversità linguistica e culturale. I due filoni sono peraltro legati, perché spesso sono le aziende globali a delineare le ‘maniere’ per rapportarsi ai vari mercati internazionali, come quello asiatico”.

“E in un certo senso alcuni degli attuali ‘influencer’ in tema di etichetta possono essere considerati le nuove autrici e i nuovi autori di trattatistica comportamentale”, osserva da parte sua Francesca Saltamacchia, che – come riportato da L’Osservatore – attraverso le proprie ricerche storiche si è resa conto “che dietro regole minuziose si nasconde una vera e propria cultura, o meglio, una cultura hominis, cioè quell’autocoscienza del proprio valore, dell’uomo che ha cura di sé e dell’altro. Ma se la cultura è davvero ‘attenzione all’altro’, passo verso il diverso, allora essa si ricollega anche al concetto di ‘civiltà’. L’attenzione all’altro, che è alla sua base, va però educata. E molti di questi scrittori che presentiamo, autori di galatei storici, l’hanno capito. Questa idea di sistema organico si è poi iniziata a perdere già alla fine dell'Ottocento, nei libri di etichetta, e oggi si verifica la ripresa di questo modello di fine Ottocento-inizio Novecento, frammentato in regole ad hoc”.     

La mostra presso la Biblioteca cantonale, che è accompagnata da un catalogo, resterà aperta fino al 12 gennaio 2019 e s'iscrive nell'ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Fondo nazionale svizzero. Sul tema dei galatei e dei manuali di etichetta è disponibile inoltre l’antologia Le leggi della cortesia. Galateo ed etichetta di fine Ottocento (Interlinea, 2018), sempre a cura di Annick Paternoster e Francesca Saltamacchia.

 

Si ringraziano RSI e L’Osservatore. Le fonti su cui è basato questo testo sono disponibili ai seguenti link: