"Sosteniamo piccoli esami, ogni giorno"

Giorgia Pati, studente USI al Bachelor COM e Presidente di Match Strategies
Giorgia Pati, studente USI al Bachelor COM e Presidente di Match Strategies

Servizio comunicazione istituzionale

10 Dicembre 2018

In modo simile a un’azienda, anche un’associazione senza scopo di lucro è un’iniziativa che possiamo definire imprenditoriale: occorre individuare un servizio da offrire, un pubblico a cui offrirlo, delineare un piano di sviluppo, dei processi e delle infrastrutture, porsi e raggiungere degli obiettivi, per quanto non monetari. E anche qui, l’idea nasce spesso in modo del tutto spontaneo. È il caso di Match Strategies, l’iniziativa nata da un gruppo di studenti appena iscritti ai programmi di Bachelor COM ed ECO dell’USI che alcuni anni fa, “su una piccola terrazzina luganese, da una conversazione tenuta bevendo un caffè”, hanno pensato di costituire un’associazione no-profit con l’obiettivo di creare un punto di incontro tra la realtà dello studente universitario e quello lavorativo.

Particolarità del modello proposto da Match è quella di offrire ai suoi membri – soprattutto studenti USI – occasioni per mettere in pratica quanto appreso durante i corsi, svolgendo reali casi aziendali e contribuendo così ad ampliare le proprie conoscenze e di agevolare il passaggio al mondo del lavoro. Il “modello Match” si è presto fatto riconoscere, anche al di fuori della Svizzera italiana. Per esempio nel 2017, quando il progetto è stato premiato alla 15a edizione del Premio giovane imprenditore (Prix du Jeune Entrepreneur) indetto dalla Sezione svizzera dei Consiglieri del commercio estero di Francia (CCEF). Attualmente Match ha ‘trovato casa’ presso il CP Start-Up dell’USI, quale start-up in fase di pre-incubazione, dove abbiamo interpellato Giorgia Pati, studente di Bachelor COM e presidente di Match Strategies, nonché co-fondatrice assieme ad Andrea Padoan, Calogero Amato, Chiara Citterio e Simone Sciancalepore. 

 

Fondare un’associazione no-profit significa prepararsi al mondo imprenditoriale? E’ un po’ come “studiare” per diventare imprenditore?

Ritengo che concepire un’idea e dare vita a qualcosa che ancora non esiste, indipendentemente dalla sua natura ed il suo scopo, renda un po’ imprenditori tutti noi. Fondare Match ci ha permesso di scoprire una nuova forma di “studio”, la stessa che intendiamo offrire ai nostri compagni studenti: un approccio innovativo che richiede grande intraprendenza nell’elaborare risposte che non sono ancora state date. In tal senso, si potrebbe dire che ‘sosteniamo piccoli esami’ ogni giorno, e questo fa sicuramente parte del mondo imprenditoriale.

 

Ci racconti della tua esperienza, e quella dei tuoi compagni, nel costituire un’associazione in una regione, la Svizzera italiana, che fino a pochi anni fa non conoscevate?

Scoprire le opportunità offerte da questa piccola regione è stato entusiasmante. Io e i miei compagni vantiamo con orgoglio il supporto che riceviamo da mentori che ci hanno aiutato fin dagli albori della realizzazione del progetto: Umberto Bondi (CP Start-Up, USI), Umberto Giovine (imprenditore nel Luganese) e il Prof. Gianluca Colombo (Facoltà di scienze economiche, USI). Queste persone ci hanno ascoltato con entusiasmo e ci sono stati vicini concretamente. Il nostro lavoro ci ha permesso inoltre di esplorare maggiormente il territorio, sia in termini geografici (collaborando con imprenditori locali), sia in termini politici ed economici, grazie all’interazione con diversi enti e altri attori della regione.

 

Quanto è importante secondo te che la formazione accademica includa anche elementi per preparare i futuri laureati al mondo del lavoro? Qual è l’equilibrio giusto fra formazione teorica e pratica per un’istituzione accademica?

Un’integrazione dell’approccio pratico a quello teorico è fondamentale. Il mercato del lavoro sta cambiando: è necessario acquisire competenze trasversali per poter essere pronti a uscire dalle mura universitarie. All’interno di Match collaborano studenti di diverse Facoltà: in questo modo, i giovani imparano dai loro stessi compagni. Inoltre, assistono alle lezioni con maggiore entusiasmo perché percepiscono un riscontro pratico, tangibile nel breve termine, di ciò che ascoltano. Credo che il giusto equilibrio fra formazione teorica e pratica sia diverso per ogni studente. I nostri ragazzi devono provare a gestire e svolgere, fin da subito, incontri con i clienti e compiti non sempre semplici: noi non richiediamo ‘voti elevati’, bensì intraprendenza, coraggio e perseveranza. Durante il percorso sono essi stessi a scoprire quali sono le loro soft skills, quali settori e mestieri potrebbero maggiormente interessarli, in cosa sono più bravi.

 

Hai un sogno nel cassetto, dopo la laurea?

Mi piacerebbe continuare questo percorso da giovane imprenditrice. L’esperienza in Match mi ha fatto scoprire la bellezza di un lavoro del tutto autogestito, che richiede di affrontare ogni giorno nuove sfide e trasforma la paura delle responsabilità in grande determinazione. Inoltre, non posso negare che mi emoziona moltissimo riuscire a chiudere un progetto con un lavoro ben svolto e rendere felici i nostri clienti: imprenditori, inventori, persone che hanno bisogno del nostro supporto più di qualsiasi grande corporation. Il mio sogno è poter nutrire sempre questa passione, ma soprattutto continuare a lavorare con i miei attuali colleghi: grandi amici con i quali condivido lacrime e sorrisi in questa entusiasmante esperienza.