Terrorismo, reti sociali e jihadismo di atmosfera

Gilles Kepel, Direttore della MEM Freethinking Platform dell'USI (© MARIA ELENA FANTASIA)
Gilles Kepel, Direttore della MEM Freethinking Platform dell'USI (© MARIA ELENA FANTASIA)

Servizio comunicazione istituzionale

30 Novembre 2020

L’accoltellamento avvenuto martedì scorso alla Manor di Lugano, dove una giovane donna, sospettata dalle autorità federali di avere legami con il terrorismo, ha aggredito e ferito due donne, ha fatto riaffiorare lo spettro dell’estremismo di matrice islamista anche in Ticino. Un episodio che ha riacceso la paura verso il terrorismo jihadista che è ritornato di recente a colpire città e Paesi, in Europa e in Svizzera, finora risparmiati dalla violenza estremista. Per una riflessione sul tema proponiamo le valutazioni, apparse in un articolo del Corriere del Ticino, del politologo ed esperto di Medio Oriente e mondo mussulmano Gilles Kepel, Professore aggregato alla Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’ USI e direttore della cattedra “Medio Oriente-Mediterraneo” all’École Normale Supérieure di Parigi.

Il professor Gilles Kepel, parlando del caso di Lugano, per cui bisognerà attendere l’esito dell’inchiesta, vede una somiglianza con gli attacchi avvenuti negli scorsi mesi a Nizza, a Parigi, a Conflans-Sainte-Honorin e a Vienna, dove alcuni individui, probabilmente radicalizzati su Internet, hanno deciso di passare all’azione in solitaria senza avere alle spalle organizzazioni terroristiche.

Kepel definisce questo tipo di estremismo “jihadismo di atmosfera”, tipico della generazione post-ISIS e caratterizzato da fomentatori di collera che istigano "un'atmosfera di odio", con messaggi diffusi sulle reti sociali che "non partono per forza da persone che invitano a uccidere", ma vengono recepiti da alcuni soggetti, talvolta individui fragili con problemi, come un’esortazione a "trovare un bersaglio da colpire". Nessun Paese è indenne da questi fenomeni, neppure la neutrale Svizzera, come dimostrano anche gli arresti, a Winthertur il 3 novembre scorso, di due giovani svizzeri per presunti legami con l’autore dell’attentato di Vienna.

È necessario dunque capire questo nuovo jihadismo di atmosfera e come arginare la propaganda e l’odio su Internet.

 

La MEM Freethinking Platform

Su questo e altri temi legati al Medio Oriente Mediterraneo lavora la MEM Freethinking Platform, creata all'USI nel 2017 e diretta dal professor Kepel stesso. Con la sua pluriennale ricerca ed esperienza sul campo, il professore è uno dei massimi esperti della geopolitica del Medio Oriente e del Mediterraneo e del terrorismo jihadista che, negli ultimi anni, ha conosciuto fasi diverse che hanno corrisposto a modi di operare, strutture e organizzazioni diversi.

Nel 2020 la regione del Medio Oriente, oltre alla pandemia di COVID-19 e al crollo del mercato pertrolifero, è stata al centro di vari sconvolgimenti: il trattato di pace fra Israele e tre nuovi Stati arabi nel Golfo e in Africa, il nazionalismo e l’islamismo di Erdogan, la spaventosa crisi del Libano, i conflitti ancora aperti in Libia e in Siria.

Le diversificate attività della MEM Freethinking Platform hanno come obiettivo di fornire strumenti interpretativi per cogliere la complessità della regione del Medio Oriente Mediterraneo e contestualizzarne gli sviluppi attuali nella storia globale, per una più ampia riflessione sulle sfide della contemporaneità. Questa regione in continuo mutamento ha, infatti, un grande impatto sulle dinamiche internazionali, sull’Europa e i suoi assetti politici.

Il professor Kepel verrà intervistato su questi temi da Marco Damilano giovedì 10 dicembre 2020 alle ore 15.30 nel quadro dei Dialoghi sul nostro tempo de L’Espresso.