La nuova legge sulle commesse pubbliche quale strumento strategico per promuovere lo sviluppo sostenibile in Svizzera

a2f0efbe91f81cd590bf72f0791124c2.jpeg

Servizio comunicazione istituzionale

30 Novembre 2020

Il tema dello sviluppo sostenibile, nelle sue tre dimensioni economica, sociale ed ecologica, è diventato una costante praticamente in ogni discussione politica, economica o, più in generale, di società. Tuttavia, affinché tale sviluppo si possa avverare concretamente, è necessario superare la fase interlocutoria. In Svizzera, la Confederazione fa la sua parte dichiarando di voler dare il buon esempio nei vari ruoli che riveste. In particolare, il legislatore federale, con la revisione del diritto in materia di commesse pubbliche, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2021, si prefigge di attuare un cambiamento di paradigma verso una maggiore sostenibilità negli acquisti pubblici ed una concorrenza basata sulla qualità. Ma tale paventato cambiamento sarà davvero effettivo?  

Le commesse pubbliche rappresentano un segmento importante dell’economia svizzera. La sola Amministrazione federale centrale ha acquistato nel 2018 opere edili, beni e servizi per 5,55 miliardi di franchi, e Confederazione, cantoni e comuni svizzeri assieme ne spendono globalmente 40 miliardi ogni anno, che corrispondono indicativamente all’8% del PIL svizzero. Il 21 giugno 2019, il Parlamento federale ha approvato la revisione completa della Legge federale sugli appalti pubblici (LAPub), che entrerà in vigore il 1° gennaio 2021 assieme all’omonima Ordinanza di applicazione. La nuova legge mira in particolare a promuovere un’allocazione di queste risorse pubbliche che sia non solo economica, ma anche sostenibile dal profilo sociale, etico e ambientale. 

In un contributo pubblicato recentemente da sui generis, la rivista giuridica svizzera ‘open access’ soggetta a revisione paritaria, la Prof. Federica De Rossa e l’assistente dottoranda MLaw Clarissa David dell’Istituto di diritto dell’USI (IDUSI) analizzano criticamente la portata di questi cambiamenti legislativi e formulano alcune raccomandazioni volte a promuovere l'effettiva attuazione nella prassi del cambiamento voluto dal legislatore verso una maggiore sostenibilità delle commesse pubbliche. 

“Il diritto delle commesse pubbliche ha storicamente un’impronta liberista, legata all’efficienza economica. Con l’integrazione delle tre dimensioni della sostenibilità tra gli scopi della legge, il legislatore ha invece inteso promuovere un uso più 'strategico' degli acquisti pubblici, imponendo ai committenti di integrare nei bandi di concorso pubblico requisiti ambientali, sociali ed etici in relazione con l’oggetto della commessa, ogni qualvolta ciò appaia possibile”, spiega la Prof. De Rossa, direttrice dell’IDUSI. “Tali cambiamenti esplicheranno una ricaduta positiva anche sul comportamento degli attori economici privati, i quali saranno incitati ad attuare una effettiva responsabilità sociale di impresa se vogliono aumentare le chances di vedersi aggiudicare la commessa. La vera sfida consisterà nella realizzazione della dimensione sociale della sostenibilità (ad es. promozione della conciliabilità, presenza di donne ai vertici aziendali, integrazione delle persone disabili, e in generale diversità e inclusione nelle aziende) attraverso le commesse pubbliche, oggi ancora troppo timida. È qui che ai committenti pubblici è richiesta una maggiore audacia e creatività. Nel contempo, la giurisprudenza dovrà chiarire sin dove la nuova legge consente loro di spingersi per realizzare il cambiamento di paradigma”.

La nuova legge avrà anche un impatto importante sulle commesse a livello cantonale e comunale, poiché, come sottolinea Clarissa David, co-autrice dell’articolo, “in un’ottica di maggiore armonizzazione, essa ha plasmato la nuova versione del Concordato intercantonale sulle commesse pubbliche, a cui i Cantoni dovranno decidere se aderire. Nel frattempo, alcuni Cantoni si sono già portati avanti sul tema dell’integrazione della sostenibilità nei bandi di concorso: il Ticino, ad esempio, nella sua nuova legge del 2020 è il primo ad aver reso obbligatori i criteri di aggiudicazione relativi alla formazione degli apprendisti e al perfezionamento professionale e ad aver inserito il criterio della responsabilità sociale (CSR). In questo contesto, le direttive che il Consiglio di Stato sta elaborando per concretizzare l’ampio criterio della CSR saranno fondamentali per delineare il margine di manovra dei committenti ed evitarne un’applicazione discriminatoria e protezionistica”.

L’articolo intitolato "La durabilité dans le nouveau droit des marchés publics: un changement de paradigme effectif?" (v. allegato) è il frutto anche delle ricerche svolte nell’ambito del progetto Sustainable Public Procurement finanziato dal Fondo nazionale svizzero (NRP 73 Sustainable Economy), condotto dal Prof. Peter Seele (USI, Facoltà di comunicazione, cultura e società) assieme alla Prof. De Rossa e al Prof. Matthias Stürmer dell’Università di Berna (v. Quicklink a margine).