Il nuovo Decanato della Facoltà di comunicazione, cultura e società si presenta

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Servizio comunicazione istituzionale

22 Febbraio 2021

In occasione dell’inizio del nuovo semestre abbiamo incontrato i membri del Decanato per conoscere meglio i componenti di questa squadra, che si profila unita nel raggiungere gli obiettivi prefissati per il biennio 2020-2021 e che ci parla del Progetto culturale della Facoltà che prende il via nel 2021, nel contesto del 25simo dell’USI.

Da settembre 2020, la Facoltà di comunicazione, cultura e società ha un nuovo team di Decanato, rappresentato dal Prof. Luca M. Visconti, Decano, dalla Prof.ssa Sara Greco, Vice-Decana e dalla Prof.ssa Katharina Lobinger, Vice-Decana e Delegata agli studi (https://www.usi.ch/it/feeds/13821). Abbiamo posto loro alcune domande, iniziando dai possibili sviluppi della Facoltà nel prossimo futuro.

“La Facoltà è in una fase non tanto di continuità, quanto di cambiamento, oserei dire di svolta. E questo avviene, non a caso, in concomitanza con il 25° della nascita dell’Università della Svizzera italiana” afferma il prof. Visconti. “Dopo 25 anni di vita, la modalità 'startupper' lascia il posto a una fase di consolidamento e sviluppo strategico, con ripercussioni sulla razionalizzazione dell’offerta formativa e con un affinamento dei meccanismi di governance. Nel nostro caso, proprio nel 2020 abbiamo modificato il nostro appellativo: da Facoltà di scienze della comunicazione a Facoltà di comunicazione, cultura e società. Un primo obiettivo di questo Decanato consiste quindi nel dare un contenuto nuovo e coerente al riposizionamento della Facoltà e nel comunicarlo comprensibilmente, sia internamente che esternamente a USI. Il nuovo appellativo 'Comunicazione, cultura e società' invita a riflettere su come le diverse discipline comunicative che la Facoltà raccoglie al suo interno entrino in risonanza con i contesti socio-culturali più ampi. Detto diversamente, l’idea non è più di considerare i nostri saperi come puramente specialistici e localizzati, ma in relazione dinamica con i contesti sociali e la cultura in cui tutti viviamo. Questo si traduce in due linee di azione. Primo, come membri della Facoltà dobbiamo riflettere ancor più, e ancor meglio, sugli effetti ampi dei nostri mestieri e delle nostre discipline. Secondo, interpellando il contesto socio-culturale locale e internazionale, la Facoltà si pone anche l’obiettivo di coinvolgere sempre più nelle sue attività le persone e organizzazioni legate a questi contesti”.

Proseguendo in questa direzione, la Prof.ssa Sara Greco aggiunge: “Un terzo obiettivo riguarda la volontà di conoscere sempre meglio i progetti di ricerca e di insegnamento che nascono all’interno della nostra Facoltà, in modo da favorire un proficuo interscambio e una convergenza su cosa significa 'comunicazione' da punti di vista diversi. Questo è ancor più importante trattandosi di un oggetto di studio affrontato da prospettive altamente multidisciplinari e con aspetti profondamente complementari con altre aree accademiche”.

Ed è in questo ambito che è nato il progetto culturale della Facoltà, che nel 2021 ha come temi cardine la convergenza e la distanza.

Ogni anno, il progetto culturale si struttura attorno a un tema scelto collegialmente. L’obiettivo è di riflettere su questo tema da prospettive diverse, coinvolgendo colleghi con cui non ci sarebbero molte occasioni di lavorare insieme, in quanto afferenti ad altre Facoltà dell’USI o ad aree comunicative distanti. Inoltre, il progetto culturale si prefigge di varcare la zona di conforto di quanti vi partecipino: l’output di queste riflessioni non deve infatti essere strettamente accademico (convegni, pubblicazioni scientifiche, etc.), ma appunto culturale. A seconda del tema, quindi, il frutto di queste riflessioni prenderà la forma di mostre, performance, video o altro. Internamente all’USI, la speranza è di costruire nuovi “ponti” tra la Facoltà di comunicazione, cultura e società e le altre Facoltà; esternamente, la volontà è di condividere parte del lavoro accademico con la comunità locale e internazionale. “Esiste quindi una dimensione paradossale in questo progetto, che da una parte segue un desiderio di ricentratura ricercando un focus comune (una spinta centripeta, per così dire) e dall’altra segue la spinta opposta di apertura (una traiettoria dunque centrifuga). Queste sono le due dinamiche che cerchiamo di articolare, sapendo che si tratta di una sfida, essendo proprio due forze in tensione”, conclude la Prof.ssa Greco.   

Si vuole inoltre che gli studenti contribuiscano allo sviluppo del progetto, in una logica di bottom-up, tramite attività didattiche che diano linfa al progetto stesso. L’idea è quindi di riflettere al di fuori degli schemi, in modo aperto, trasparente e, auspicabilmente, generoso verso le comunità che supportano l’USI.

 

Quali sono le opportunità da cogliere? A quali sfide invece andiamo incontro?

“Negli ultimi tempi, è diventato sempre più evidente quanto la comunicazione come interazione sociale rivesta un ruolo di primaria importanza”, dichiara la Prof.ssa Lobinger, che continua: “il nome 'Comunicazione, cultura e società' unisce tutti questi concetti: la comunicazione che è cruciale per la cultura e la società. Per esempio, nei discorsi pubblici, attualmente i mezzi digitali non sono più solo fonte di 'moral panic', qualcosa da evitare, ma anche una risorsa potenziale. Nel contesto Covid-19, il focus si sta spostando da una comunicazione di tipo sanitario epidemiologico a una comunicazione di stampo socioeconomico, confermando la centralità della comunicazione nella costruzione e gestione delle sfide della pandemia”.

La Prof.ssa Greco estende queste riflessioni sul fronte della didattica e del ruolo, quindi, della Facoltà verso gli studenti: “Ampliando gli obiettivi dell’insegnamento alle interdipendenze tra ogni nostra disciplina e i contesti socio-culturali, inevitabilmente dobbiamo riflettere su una didattica meno normativa. Il nostro compito, come ricercatori e insegnanti, non è tanto quello di dare delle risposte, quanto quello di mettere i nostri studenti nella condizione di fare domande, di sapere che quesiti porsi per leggere le dinamiche alla base di ogni processo. A titolo di esempio, il lockdown stimola una riflessione più critica su ruolo ed effetti potenziali delle tecnologie, invitando a una lettura più complessa di quella proposta, da una parte, dai nemici delle tecnologie e, dall’altra, da quanti le elevano a panacea globale”.

Le fa eco Katharina Lobinger, che osserva come l’emergenza sanitaria abbia accelerato una riflessione tanto sulla progettazione pedagogica degli atenei, quanto sul loro posizionamento comunicativo come istituzioni “classiche” di formazione e ricerca.

Da questo punto di vista, la Facoltà di comunicazione, cultura e società ha cercato nel tempo di restare reattiva ai cambiamenti, anche in termini dei programmi formativi offerti, orientati a rispondere agilmente alle trasformazioni ed esigenze del mercato del lavoro e della società. A riguardo, la Prof.ssa Greco commenta: “Siamo una Facoltà dove ciascuno è specializzato nel suo, ma aperto alla contaminazione. Essere una Facoltà relativamente piccola ha come pregio quello di sapersi adattare forse meglio a quello che succede intorno a noi”.

“Scegliendo comunicazione, i nostri ragazzi hanno optato per lavorare su una parte della vita quotidiana che non mai è stata importante come oggi. Stiamo assistendo al fenomeno della 'mediatization' in diversi ambiti: dalla medicina, all’economia. Oggi, un laureato in comunicazione può lavorare in settori diversi, perché la comunicazione è al centro non solo di media e agenzie da sempre dedicati professionalmente alle attività comunicative. Nella 'network society', ogni organizzazione comunica, rendendo quindi le competenze comunicative critiche, che si tratti dei tradizionali mezzi di comunicazione o di contesti ad alta digitalizzazione. Di conseguenza, il profilo di un laureato in comunicazione è completamente cambiando", aggiunge la Prof.ssa Lobinger. "Proprio perché la comunicazione è ormai ovunque", suggerisce la Prof.ssa Greco, "il discrimine è assicurarsi di offrire un insegnamento di qualità. Un principio di qualità che la Facoltà di comunicazione, cultura e società interpreta in termini di competenze tecniche e di spirito critico. Abilità che i nostri studenti 'allenano' anche attraverso un costante lavoro di applicazione degli insegnamenti a contesti organizzativi reali".

 

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