La potenza dei perché

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Servizio comunicazione istituzionale

14 Aprile 2020

In un breve video Sara Greco, professoressa assistente senior per la Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’USI, ci illustra due strumenti per superare il disaccordo nella nostra quotidianità, che con l’emergenza sanitaria ci vede vivere ancor più da vicino le relazioni con i nostri cari.

Oggi, lavorando da casa, ci troviamo a unire la sfera familiare e lavorativa, a condividere gli stessi spazi per un tempo prolungato. Riunioni a distanza, i compiti dei figli, mansioni quotidiane: l’organizzazione della propria vita in famiglia a volte è percepita in modo più intenso del solito, facendo nascere facilmente il disaccordo. Sara Greco nelle sue ricerche presso l’Istituto di argomentazione, linguistica e semiotica dell’USI, si occupa di argomentazione, che descrive come strumento essenziale per prevenire i conflitti e risolvere attriti e incomprensioni, tematica affrontata anche in una sua recente pubblicazione intitolata proprio “Dal conflitto al dialogo”. Cosa ci suggerisce quindi la linguistica e la teoria argomentativa sulla gestione dei disaccordi nel nostro quotidiano?

“Il disaccordo è un motore di cambiamento, un’occasione di apprendimento e di conoscenza. È da vedere come occasione positiva quindi, e non come fattore di conflitto - spiega Greco - Il disaccordo e la differenza sono l’inizio del dialogo argomentativo, in cui i partecipanti si impegnano a prendere una decisione consensuale sulla base di uno scambio di ragioni, entrando nel merito della questione”. Quando non è gestito da una comunicazione di qualità, il disaccordo può però degenerare in conflitto, tramite un processo di escalation. Ecco due strumenti da sperimentare per evitare l’escalation.

Il primo riguarda la potenza delle domande: confrontati a comportamenti dell'altro che non condividiamo, invece di accusare è importante chiedere il perché. Ponendo delle domande aperte - e non retoriche - si apre infatti un’orizzonte che l’altro deve colmare. Il secondo strumento consiste nel dare un nome alle emozioni, "è infatti importante che queste trovino spazio nel dialogo e, definendole, esprimiamo ciò che ci fa star male e aiutiamo così l'altro a comprendere meglio le nostre ragioni" continua Greco.

 

Sara Greco ci ha parlato delle sue ricerche anche in occasione della campagna 100 donne e mille altre. L’articolo è disponibile qui.

Di seguito, invece, alcune letture suggerite per approfondire il tema:

  • Greco, S. (2020), Dal conflitto al dialogo. Santarcangelo di Romagna: Maggioli Editore.
    (Riferimento generale, relativo al dialogo argomentativo, alle domande e al fatto di “dare un nome alle emozioni”. Alla fine del libro, ci sono anche alcune indicazioni di letture e di film da guardare per riflettere sul conflitto).
  • Jones, T. S. (2001). Emotional communication in conflict: essence and impact. In W. Eadie e P. Nelson (Eds.), The language of conflict and resolution (pp. 81-104). Thousand Oaks: Sage. 
    (per approfondire il concetto di conflitto come evento sorgivamente emotivo, citato nel video).
  • Bush, R. A. B e Folger, J. P. (2005). The promise of mediation: The transformative approach to conflict. San Francisco: Jossey-Bass
    (Riflessioni su come invertire la spirale di escalation del conflitto e trasformare la relazione tra le parti).

 

La potenza dei perché