Cicerone e l'attività politica nel ritiro
Servizio comunicazione istituzionale
18 Maggio 2020
Guido Milanese, docente dell’Istituto di studi italiani, propone una riflessione sulla situazione attuale portandoci a scoprire la vita di Marco Tullio Cicerone, dal culmine della sua carriera politica fino al ritiro dalla vita pubblica.
Dopo i grandi successi della gioventù e della prima età matura, Cicerone trascorse infatti una vita piuttosto travagliata; negli ultimi anni, travolto dagli scontri delle fazioni politiche e militari, il sessantenne politico, avvocato e scrittore si vede costretto al ritiro dalla vita pubblica, e, soprattutto tra il 45 e il 44, riprende gli interessi filosofici della sua giovinezza, quando aveva studiato con alcuni dei più famosi professori del tempo.
Cicerone vive questo ritiro forzato come un’occasione: uno dei maestri della sua gioventù, Antioco di Ascalona, gli aveva insegnato che non era necessario ipotizzare un contrasto irrimediabile tra la vita dell’intellettuale e l’impegno pubblico: la vita intellettuale può essere considerata come il motore, nascosto ma necessario, che fornisce all’attività pubblica la propria ragione di essere e il proprio fondamento. Cicerone si ripropose di non smettere di occuparsi dello Stato, di continuare ad essere utile allo Stato; trasformò così una sconfitta in un’eredità che ha fondato per tanti secoli la riflessione su che cosa voglia dire essere una comunità di persone che vivono insieme.