La scienza è per tutti e tutte ai campi estivi de L'ideatorio

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Servizio comunicazione istituzionale

18 Luglio 2022

Si sono concluse le “vacanze scientifiche” che L’ideatorio, servizio di promozione della cultura scientifica dell’USI, ha organizzato nelle ultime settimane di giugno accogliendo nei due campi diurni ragazze e ragazzi che hanno frequentato gli ultimi anni di elementari o la prima media.

I campi estivi Kids@Science sono stati organizzati grazie al sostegno della fondazione Scienza e gioventù e di SimplyScience e si sono svolti a Cadro, nella sede de L’ideatorio, coinvolgendo una ventina di partecipanti per ciascuna settimana. «Cerchiamo sempre di avere metà bambine e metà bambini» ci spiega il responsabile de L’ideatorio Giovanni Pellegri. «Sappiamo che, quando si parla di scienza e soprattutto di tecnologia, i maschi mostrano un interesse più immediato e rischiano di occupare la maggior parte dei posti. Abbiamo quindi definito un numero chiuso per i maschi e per le femmine, in modo da avere sempre una partecipazione paritaria. E quindi, per garantirci la parità, non prendiamo semplicemente i primi iscritti ma, una volta arrivati a metà, non accettiamo più le iscrizioni di bambini e ragazzi e aspettiamo, per completare il camp, quelle di bambine e ragazze che arrivano sempre».

Qual è l’approccio di Kids@Science?

Seguiamo quella che in fondo è la filosofia de L’Ideatorio: non facciamo corsi di recupero estivi di scienze, non seguiamo approcci nozionistici ma mostriamo che con la scienza ci si può divertire. La scienza è una finestra aperta sul mondo che abbiamo davanti e noi cerchiamo di fornire qualche strumento ai bambini e alle bambine che sono di per sé curiosi, esplorano, spostano i sassi, guardano le stelle… tutto questo, è importante dirlo, divertendosi, giocando e ballando.

Quali attività vengono svolte durante queste attività?

Uno forse si aspetta che spieghiamo come funzionano i robot, come usare un microscopio, che passiamo tutto il tempo in laboratorio a fare esperimenti… In realtà cominciamo sedendoci in cerchio e cantando e poi continuiamo in questa dimensione di gioia, di meraviglia, di condivisione e di amicizia. Abbiamo fatto un laboratorio sui profumi con l’estrazione di un olio essenziale per comprendere come si fa un profumo, come è fatto il naso, a cosa serve l’olfatto. Poi “Il primo uovo su Marte” – uovo, non uomo –, nel quale si è costruito, e poi testato lanciandolo dalla finestra, un sistema di atterraggio per far arrivare intero un uovo sulla superficie di Marte. E ancora un po’ di astronomia nel planetario de L’ideatorio, non per fare “spiegoni” ma per mostrare l’immensità dell’universo. Siamo anche andati al fiume per scoprire quanta vita c’è nei corsi d’acqua, giocando e cantando. Poi ancora dei giochi per mostrare come oltre ai concetti teorici anche le mani e la collaborazione con i compagni sono fondamentali: abbiamo, per esempio, creato una reazione a catena, cioè una costruzione che permette di innescare una serie di eventi collegati, con una biglia che spinge un legnetto che fa cadere un altro legnetto che poi fa partire un domino, ecc. Abbiamo anche giocato con dei semplici robot, non tanto per un corso di programmazione, ma per mostrare che i robot, fanno parte delle nostra vita e  possono essere anche utilizzati per raccontare delle storie.

Un approccio giocoso che non parte dalla teoria ma ci arriva attraverso l’esperienza.

Lo scopo è questo: la scienza è bella, perché dovremmo annoiare la gente quando ci si può divertire? E vediamo che è un approccio che funziona: ragazze e ragazzi concludono la settimana affascinati, contenti di aver condiviso un’esperienza dentro la quale, in maniera naturale, c’era la scienza.

Funziona perché ragazze e ragazzi hanno scoperto cose nuove sul mondo, perché hanno esplorato il metodo scientifico o perché magari studieranno qualche materia scientifica?

Io dico che funziona perché non si limita a presentare la scienza come nozione o professione, ma come cultura. Non dobbiamo avere l’obiettivo che tutti studino materie scientifica all’università o al politecnico, ma che la scienza c’entri nella vita di tutti, anche di chi fa altri percorsi personali e professionali. Penso che essere curiosi sulla vita e sull’universo sia utile qualsiasi lavoro una persona si ritrova a fare.

Anche se non farai l’ingegnere, la scienza ti appartiene perché è cultura e noi, contando anche sul fatto di avere una scuola che funziona molto bene per gli aspetti più nozionistici, puntiamo su quello. Così cerchiamo di colmare il fossato che c’è tra scienza e società e magari attiriamo non solo coloro che già si interessano di scienza ma anche delle ragazze con un approccio più umanistico. E la scienza ne ha bisogno.