Il punto della situazione sul finanziamento pubblico della ricerca

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Servizio comunicazione istituzionale

22 Maggio 2023

Il finanziamento pubblico è un aspetto fondamentale della ricerca scientifica nelle economie avanzate: a partire dalla Seconda guerra mondiale i governi hanno investito ingenti risorse allo scopo di incentivare l'avanzamento della conoscenza scientifica, di sviluppare tecnologie utili alla società e di potenziare le competenze scientifiche. Tuttavia vi sono pochi studi sistematici su come è strutturato e come si è evoluto il sistema pubblico di finanziamento alla ricerca: per sintetizzare le principali ricerche svolte e indicare nuove direzioni di studio, è stato pubblicato lo Handbook of Public Funding of Research (Edward Elgar Publishing 2023). Il volume comprende 21 capitoli scritti dai maggiori esperti internazionali della tematica provenienti dalle scienze politiche, dall’economia, e dalla sociologia.

Ne abbiamo parlato con Benedetto Lepori, professore alla Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’USI e curatore del volume insieme a Ben Jongbloed e Diana Hicks.

 

Professor Lepori, in quali forme avviene il finanziamento pubblico della ricerca?

In termini strutturali vi sono due forme principali, cioè il finanziamento delle università e istituzioni di ricerca – che poi ripartiscono i fondi al loro interno – e il finanziamento di progetti designati a singoli ricercatori e gruppi di ricerca. Queste due forme sono in qualche modo complementari: i finanziamenti di base permettono si sostenere l’infrastruttura e definire strategie a lungo termine, mentre i progetti "premiano" le migliori competenze e idee di ricerca in modo più diretto. Si osservano però grandi differenze fra paesi e l’equilibrio fra le due forme si è generalmente spostato verso i progetti, percepiti a livello politico come più legati al merito e in grado di rispondere a domande della politica e dell’economia.

 

Quali sono le conseguenze del maggior ricorso a finanziamenti competitivi che mettono in concorrenza le varie istituzioni?

La competizione e la concorrenza sono costitutivi del sistema di ricerca ed essenziali per assicurarne il buon funzionamento. Negli ultimi decenni tuttavia molti paesi hanno incentivato la competizione diretta per i finanziamenti rispetto alla tradizionale competizione fra università e ricercatori per la reputazione (che poi indirettamente si traduce in finanziamenti). La ricerca in questo campo concorda che la competizione diretta, ad esempio finanziando le università sulla base del volume di pubblicazioni, genera un aumento del volume della produzione scientifica, ma con effetti avversi sulla qualità e l’innovazione. Introdurre incentivi economici è certamente necessario, ma richiede molta attenzione alle caratteristiche specifiche della scienza.

 

Il finanziamento pubblico della ricerca spesso include aspetti non direttamente legati ai risultati, come la diversità o la sostenibilità. Si tratta di una soluzione efficace?

Tutti concordiamo che la scienza rappresenti una risorsa fondamentale per risolvere i problemi delle nostre società, e che i ricercatori devono dare un contributo in questo senso. Il dibattito è piuttosto sulle modalità – alcuni ritengono che lasciare libertà di ricerca porterà i frutti migliori a lungo termine, altri che, data l’urgenza dei problemi, dei finanziamenti mirati sono necessari. Nella realtà è probabile che una qualche combinazione di queste due modalità sia necessaria.

 

I finanziamenti rischiano di aumentare le disparità tra le varie istituzioni o i ricercatori?

Il mondo scientifico e universitario è da sempre uno degli ambiti più diseguali della nostra società, in cui un’élite ottiene gran parte dei riconoscimenti e dei finanziamenti. È però importante evitare politiche che estremizzino queste tendenze: una certa diversità della ricerca è una risorsa utile perché spesso le nuove scoperte nascono in ambiti non individuabili all’inizio; ed è più compatibile con una struttura geografica e sociale diversificata come quella del nostro paese.